Pubblicato il 08/12/14

La sostenibilità dei farmaci innovativi

La nota odierna affronta il tema della sostenibilità dei farmaci innovativi, una faccenda seria. In assenza di danaro che permetta di offrire a tutti i pazienti farmaci preziosi ed unici, il rischio è che si creino malati di seria A e malati di serie B (o C, D etc.). Centrale sarà il rapporto che le Istituzioni decideranno di avere con le Industrie Farmaceutiche. Il mercato mondiale dei farmaci è di circa 3 trilioni di dollari. Nella sola Italia siamo intorno ai 25 miliardi di euro, di cui più della metà a carico del Servizio Sanitario Nazionale. Cifre che fanno girare la testa ma, purtroppo, non sono tutti soldi spesi bene, spesi per pagare cioè solo prodotti davvero indispensabili. In certe situazioni, infatti, si acquistano farmaci nuovi ma niente affatto innovativi, solo lievemente diversi da quelli “vecchi” ma a costi molto più alti, soprattutto se i farmaci "vecchi" sono, ormai, fuori brevetto e quindi molto economici. Oggi, infatti, perchè un nuovo farmaco entri in commercio non è necessario che  dimostri di avere un “valore terapeutico aggiuntivo” rispetto a quelli già esistenti. Sembra incredibile ma è proprio così e le Industrie non sono, quindi, costrette ad effettuare studi di comparazione fra i nuovi farmaci ed i farmaci vecchi già utilizzati da molti anni. E quando questa comparazione viene effettuata si reputa sufficiente che il nuovo farmaco sia “non inferiore” ai precedenti, anche se costa molto di più! Insomma, dovremmo imparare a spendere meglio i nostri soldi, soprattutto quelli pubblici, per acquistare farmaci davvero utili. Le vie ci sarebbero ma non conciliano con gli interessi delle potentissime industrie farmaceutiche. Riusciranno i nostri eroi (politici ed amministratori).....a proporre ed imporre atteggiamenti virtuosi e di pubblica utilità?  (vt)
La nuova cura per l'epatite C è diventato un caso nazionale, e politico. I portatori del virus che la provoca (HCV) in Italia, secondo le stime, sono almeno 1,5 milioni e, attraverso le loro associazioni invocano il diritto a ricevere la nuova terapia attraverso il Servizio Sanitario Nazionale (SSN). Come noto questo farmaco ha un costo elevatissimo, tale da drenare grande parte delle risorse che lo Stato destina alla sanità pubblica. L'AIFA ha fatto la sua parte, negoziando il rimborso del farmaco a prezzi non noti, ma verosimilmente  inferiori a quelli praticati in altri Paesi occidentali. Il governo sta provando a fare la sua parte, cercando di reperire i fondi necessari per garantire la cura, partendo dai casi che ne hanno più urgente bisogno. Il problema si spera che in un modo o nell'altro verrà risolto.

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Autore/i

  • Luigi Ripamonti
    Luigi Ripamonti è medico e lavora come giornalista scientifico dal 1992 per il gruppo RCS, dal 1996 al Corriere della Sera.Attualmente è responsabile di Corriere Salute e di Corriere.it/salute. Ha tenuto un laboratorio sulla comunicazione scientifica per anni all’Università di Milano (Facoltà di Scienze politiche) e seminari di giornalismo scientifico in università americane come la George Mason University in Virginia e la Chapman University in California.
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