Aggiornamenti sul COVID-19 – Siate prudenti e fate i richiami vaccinali

L’epidemia di COVID-19 non è più oggetto di attenzione da parte dei media come nei due anni passati. Ma così come si è esagerato prima a fornire “troppa” informazione (e spesso di qualità modesta) adesso si sbaglia nella direzione opposta. Recentemente sia l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) che l’Istituto Superiore di Sanità (ISS) hanno pubblicato documenti di aggiornamento da cui ricaviamo alcune informazioni utili per il pubblico non specialistico.

L’OMS ribadisce che il COVID-19 resta una malattia ad elevato rischio di morte rispetto ad altre malattie infettive respiratorie. La fine dell’emergenza si avvicina, grazie all’elevato livello di immunità della popolazione mondiale (sono stati somministrati di più di 13 miliardi di dosi vaccinali, oltre alle immunizzazioni di tutti i sopravvissuti all’infezione). Tuttavia, poichè è molto probabile che SARS-CoV-2 (il virus del COVID-19) resterà nell’uomo e negli animali (non ce ne libereremo mai o solo fra molti anni) l’OMS esprime preoccupazioni perchè è molto diminuita la percezione pubblica della gravità della malattia. Infatti, l’uso delle mascherine è ormai ridottissimo, anche in luoghi affollati e addirittura al chiuso, per non parlare del distanziamento che ormai è totalmente assente. E con la campagna vaccinale non va meglio. Nello specifico del nostro Paese, l’ISS ci informa che quasi l’11% degli Italiani vaccinabili non ha mai ricevuto una dose di vaccino e che solo 1/3 degli ultraottantenni hanno ricevuto una dose di vaccino negli ultimi 6 mesi, mentre questa percentuale precipita al 3% per le persone come meno di 60 anni (quindi, quarte e quinte dosi utilizzate pochissimo). E ciò nonostante i dati ormai dimostrino senza alcuna possibilità di dubbio che il vaccino protegge non solo dall’infezione ma anche e soprattutto dalla malattia grave e dal decesso. Per esempio, in soggetti che non hanno mai contratto la malattia una dose di vaccino negli ultimi 6 mesi riduce il rischio di malattia grave/decesso rispetto ai non vaccinati di circa 8 volte. Ma anche tra chi ha già contratto l’infezione e quindi ha sviluppato una forma di immunità naturale, non aver rinnovato il vaccino negli ultimi 6 mesi aumenta il rischio di malattia grave/decesso del 60-70%.

E, infine, la rivista Nature ha pubblicato un commento sulla proposta dello scorso 26 gennaio della “Food and Drug Administration” americana di instaurare una vaccinazione annuale per il COVID-19 così come avviene per l’influenza. Per quanto ci siano diversi aspetti ancora dibattuti su questa ipotesi, alcuni punti sembrano chiari:
- La vaccinazione dovrebbe avvenire prima dell’arrivo dell’inverno (quando sono state riportate le maggiori ondate di infezione e sovraccarichi per i sistemi sanitari nazionali).
- E' peferibile utilizzare il vaccino bivalente rivolto sia contro il primo virus che contro la variante Omicron.
- Gli individui che maggiormente si avvantaggerebbero di una tale strategia sarebbero, ovviamente, gli ultra sessantenni e tutti coloro che hanno patologie croniche rilevanti (cardiovascolari, metaboliche, oncologiche, etc.), in una parola i soggetti più a rischio.

Vedremo se si arriverà al vaccino annuale ma nel frattempo tutti i cosiddetti fragili corrano a fare la quarta e la quinta dose.

Autore: Vincenzo Trischitta

 
 

Vincenzo Trischitta insegna Endocrinologia all’Università Sapienza di Roma e dirige un gruppo di ricerca sulla genetica e l’epidemiologia del diabete e delle sue complicanze cardiovascolari presso l’Istituto Scientifico Casa Sollievo della Sofferenza tra Roma e San Giovanni Rotondo. E’ tra i fondatori, nel 2019, del Patto Trasversale per la Scienza. Attribuisce agli scienziati il dovere della divulgazione e della informazione per una società più consapevole e più libera.

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