I test di screening oncologico. Per favore, non tutti a tutti.
A poco a poco è sempre più evidente che in Medicina si tende ad esagerare. Si esagera con i farmaci, si esagera con le indagini strumentali e si esagera anche con i test diagnostici meno invasivi, quelli per cui spesso basta un solo prelievo di sangue. Di cosa sia necessario perché un test, quale che sia, assurga alla dignità di essere definito “diagnostico” abbiamo già parlato ormai qualche anno addietro su http://www.fivehundredwords.it/post/it-quando-un-test-merita-di-diventare-diagnostico. Ma il tema resta, purtroppo, attuale. La nota odierna si concentra sui test oncologici che, data la gravità mediamente molto alta delle patologie che si vuole diagnosticare, rivestono particolare importanza. Bene ha fatto, perciò, la fondazione GIMBE ad organizzare la stesura di un documento ufficiale che sottolinea i punti determinanti utili per i medici, i potenziali pazienti e, speriamo, chi ha responsabilità di organizzazione e controllo delle spese in sanità. (vt)
Autore/i
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Nino Cartabellotta
Nino Cartabellotta (www.ninocartabellotta.it) è medico, specialista in medicina interna e gastroenterologia; si interessa di metodologia con competenze trasversali a tutte le professioni ed i livelli organizzativi del sistema sanitario. Fondatore nel 1996 del Gruppo Italiano per la Medicina Basata sulle Evidenze (www.gimbe.org), dal 2010 è presidente della Fondazione GIMBE. E’, inoltre, Direttore Responsabile di Evidence, rivista metodologica open access e Autore del blog “La sanità che vorrei”.
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