Pubblicato il 02/12/19

Omeopatia: spiegare, spiegare e ancora spiegare

Non poche delle persone che conosco credono nell’omeopatia o addirittura ne usano i prodotti. Tra questi anche colleghi medici! Giornali prestigiosi dedicano attenzione all’argomento con un atteggiamento cerchiobottista per un malinteso tentativo di essere “neutrali” fra tesi diverse. Alcune prestigiose università dedicano master all’omeopatia, quando basterebbe una mezza lezione per smontarne le risibili basi scientifiche (diluire in acqua un milione di volte o più una sostanza che si suppone avere proprietà terapeutiche) e far chiaro che si tratta di una pratica del tutto inefficace. Forse in qualche caso c’è anche dell’altro ma certamente c’è spesso tanta ignoranza. E l’unica cosa da fare, quindi, è spiegare, spiegare e ancora spiegare. (vt)
L’atto medico deve essere guidato da evidenze scientifiche. Si chiama medicina basata sulle evidenze e protegge il diritto dei pazienti alle migliori diagnosi e cure disponibili. Negare trattamenti efficaci può essere pericoloso per la salute tanto da essere contro il codice deontologico della professione medica e, addirittura, anticostituzionale (la Costituzione, infatti, difende il diritto alla salute). Ma allora c’è spazio per l’omeopatia? La risposta è semplice: no! Perché tutte le verifiche sperimentalmente serie ne hanno negato qualunque beneficio se non quello dell’atteso effetto placebo.

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Autore/i

  • Vincenzo Trischitta
     
     

    Vincenzo Trischitta insegna Endocrinologia all’Università Sapienza di Roma e dirige un gruppo di ricerca sulla genetica e l’epidemiologia del diabete e delle sue complicanze cardiovascolari presso l’Istituto Scientifico Casa Sollievo della Sofferenza tra Roma e San Giovanni Rotondo. E’ tra i fondatori, nel 2019, del Patto Trasversale per la Scienza. Attribuisce agli scienziati il dovere della divulgazione e della informazione per una società più consapevole e più libera.

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