Pubblicato il 27/05/19

Solo un sano pragmatismo puo' salvare il SSN – 4. Il caso del diabete tipo 2

La serie del “sano pragmatismo per salvare il SSN” continua e si concentra questa volta sulla gestione del paziente diabetico, tema di estrema rilevanza per i costi sociali ed economici che comporta. Oggi si confrontano due punti di vista diversi, entrambi sostenuti da evidenze scientifiche. Da una parte si suggerisce che i pazienti diabetici siano presi in carico da figure professionali non mediche che costano meno e dall’altra, invece, si difende l’attuale sistema organizzativo italiano in forza degli eccellenti risultati finora raggiunti, centrato sul medico specialistico che opera all’interno di centri diabetologici. Noi aggiungiamo che i due sistemi non ci sembrano necessariamente alternativi; pazienti diversi per gravità di malattia, capacità culturali ed attitudinali e aspettativa di durata della loro vita, possono probabilmente essere aiutati tramite approcci diversi, ottimizzando così le risorse economiche, strutturali e umane. Servono capacità al confronto e ancora altre ricerche per offrire dati solidi a chi amministra la cosa pubblica sperando in una visione proiettata sul futuro che abbia a cuore l’interesse generale.  (vt)

Solo un sano pragmatismo puo' salvare il SSN - 4. Il caso del diabete tipo 2

Qualche tempo fa 500WORDS riportava dati che mostravano come prevenire obesità, diabete, ipertensione, fosse praticabile utilizzando assistenti sociali al posto di medici e infermieri. (http://www.fivehundredwords.it/ultimissime/it-contrastare-le-malattie-non-trasmissibili-senza-lintervento-di-medici-ed-infermieri-e-possibile-e-si-risparmia-pure). Tali dati scaturivano da una ricerca svolta in Bangladesh, Guatemala, Messico e Sud Africa su 4000 persone e basata sul reclutamento di 42 assistenti sociali, privi di competenze specifiche, ma residenti nelle zone in cui si sviluppava lo studio e capaci di parlare il dialetto locale, cui era richiesto di rilevare indice di massa corporea, età, sesso, pressione sistolica, abitudine al fumo e presenza o meno di diabete, parametri utili per costruire un indicatore del rischio di futuri eventi cardiovascolari. Il lavoro degli assistenti sociali, di qualità sovrapponibile a quello del personale sanitario (accuratezza dei dati pari al 97%), ma decisamente meno costoso, consentì di individuare circa 300 casi (6% del campione reclutato) con un elevato rischio, per i quali fu indicato l’intervento medico. Se qualcuno può considerare “estremo” il ricorso ad assistenti sociali per effettuare interventi di natura sanitaria, possono essere utili tre esempi prodotti da ricerche effettuate in questi anni sull’assistenza ai pazienti diabetici di tipo 2.

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Autore/i

  • Ubaldo Montaguti

    Ubaldo Montaguti svolge attività di ricerca ed organizza incontri di studio e corsi di formazione sui servizi sanitari nell’ambito della Sezione di Sanità Pubblica e Management Sanitario dell’Accademia Nazionale di Medicina di cui è responsabile scientifico.


Solo un sano pragmatismo puo' salvare il SSN - 4. Il caso del diabete tipo 2, da un altro punto di vista

Il diabete di tipo 2 è una patologia cronica il cui numero di casi è in continuo aumento e che, di conseguenza, determina un carico assistenziale sulle strutture diabetologiche sempre maggiore. Una linea di pensiero sulla ‘governance’ assistenziale delle malattie corniche propone di modificare le modalità di assistenza ai pazienti con diabete attraverso un maggiore coinvolgimento del personale infermieristico o di altre figure non mediche (ad es. il farmacista), per ovviare alle difficoltà economiche e alle carenze di personale del sistema attuale. In questo modo si sposterebbe una parte del carico assistenziale dai medici a figure alternative, aumentando il volume di assistenza, almeno a livelli di base. Si andrebbe quindi oltre il modello di gestione integrata del diabete tra Medico di Medicina Generale (MMG) e centri Diabetologici, che si cerca di avviare (con molte difficoltà) da anni, proprio per ottenere lo scopo di distribuire l’assistenza al paziente diabetico su diverse figure professionali.

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Autore/i

  • Marco Giorgio Baroni
    Marco Giorgio Baroni ha lavorato al Medical College of St Bartholomew’s Hospital di Londra, dove ha conseguito il PhD in Medical Genetics, all’Università di Cagliari e all’Università Sapienza di Roma, dove è attualmente Professore Associato di Endocrinologia. I suoi interessi di ricerca sono rivolti allo studio della genetica e fisiopatologia del diabete e dell’aterosclerosi. E’ Coordinatore del gruppo di studio intersocietario Diabete e Aterosclerosi della Società Italiana di Diabetologia (SID) e della Società per lo Studio dell’Aterosclerosi (SISA), ed è Presidente della sezione Regionale della Società Italiana di Diabetologia-Lazio.
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